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martedì 20 giugno 2023

Stralciando

Capoccia Marco Architetto (illuminazione fotovoltaica indiretta con seduta)

Non ho mai sognato:

ho sempre creduto nel merito che evolve emancipando;

pertanto, nutro rammarico nell’affermare che questo mio laboratorio compreso tra, immaginario, progetto, empirismo, pragmatismo e responsabilità, pur consegnando al mondo il me stesso migliore, non abbia prodotto nessun successo di carattere economico-popolare; 

quindi:    

buona vita ed andate,  dove indicano i vostri sogni!


Non dire troppo né poco, consente alla maniera d’essere propria e qualora il contenuto fosse esatto sarà possibile il protocollo del tipo; 

quindi, per essere se stessi, in estrema ratio, è necessaria l’approvazione dell'autorità protocollare competente nel territorio;

certificata la nascita,

per superare la semplificazione burocratica che la vorrebbe derivato tipico del luogo, del periodo e delle caratteristiche familiari (pre-giudizi, sarà necessario lavorare, affinché, la modifica venga accreditata sul proprio status personale;

perciò, non è sufficiente essere se stessi per averne riconosciuta la propria storia.

Questo è uno dei tanti aspetti della ferocia pragmatista dell’autorità semplificante che non tollererebbe, salvo forza contraria, l’esistenza in vita di nessuna variante dal tipo pre-giudicato. 

Pertanto, legiferare nel merito delle semplificazioni non è un servizio richiedibile ad un establishment generato dal protocollo bipolare che, direzionato sul totalitarismo, ghettizza il pluralismo.


La verità? 

è che le classi non privilegiate non avranno agio di superare il loro disagio perché non potranno, mai, spendere quanto l’ agiato spende per conservarne il privilegio.  


Frase del giorno:

La pazienza è la virtù dei forti (Marco Porcio Catone;

ma stante, l’affermazione abbia quale limite, che, la pazienza non ci faccia pazienti sanitari, la completo come segue:  

la pazienza è la virtù dei forti ma, il paziente non è un lungodegente della sanità pubblica.

 


domenica 11 giugno 2023

Trasformazioni

Capoccia Marco Architetto

Tangendo A. L. Lavoisier:

il giorno, come la massa reagente, non si crea né distrugge, ma:

trasformandosi ci trasforma;  

le reazioni generate, anche, dalle antropizzazioni trasformano la vita in ragione della resilienza terrena, pertanto tutto concorre ad estinguere per evolvere;

ciò premesso, pur non considerando:

il ciclo di vita, la sick building syndrome e gli effetti del precedente sull’uso successivo, 

la conservazione e/o la restaurazione che non trasformano (con demolizioni e ricostruzioni) le aree urbane, accelerano, l'estinzione o la resilienza della vita umana?


A proposito del moderno: 

è plausibile considerare lo stadio per il calcio (ed altre attività sportive) un’opera di interesse culturale? 

Stante possa essere accettabile considerare, l’unicum costituito dai supporters, il loro establishment coreografico e lo stadio un patrimonio della locale cultura popolare, non potrà esserlo qualora l’arena divenga inagibile. 

Considerando inoltre, che è possibile disassemblare le travi, i pilastri e le mensole (prefabbricate in situ e non) ovvero l’intera opera del moderno ingegno italiano, applicato al progetto per la costruzione di uno stadio: 

sarà meglio conservarlo quale monumento inagibile, oppure esporre le sue parti strutturali, anche in più musei od altri spazi pubblici, ri-usandole per sostenere la mera arte tecnica scaturente dalla loro originalità?


Infine, al riguardo dell’inclusione:  

è approvabile, qualora non generi la clausura in un ambito anche confortevole; 

pertanto, essendo un fautore del comprendere, aderisco all’inclusione generata dal l’Universal Design che emancipa la persona col fine di liberarne la sua responsabile autonomia.


Concludendo porgo al lettore un’ulteriore provocazione: 

per superare le barriere (limiti, confini) sarà necessaria un'altra rivoluzione, fascista, come quella che fu propedeutica per la costituzione repubblicana?


Buona vita.


P.S.: Caratterizzare un luogo in ragione della sua vocazione storico-culturale per farne l’immagine di un URBAN CENTER - PORTA DELLA COMPRENSIONE, consta anche, far considerare all’autorità pubblica che, ad esempio, una località costiera (peninsulare o insulare) è naturalmente portata ad ospitare anziché respingere, concentrare e smistare ciò che non è merce.

 


giovedì 8 giugno 2023

Fare storia, contemporanea.

 

Capoccia Marco Architetto

Storia, 

di segni ordinati nello spazio del sogno, 

perso, ad ordinar servizi in una notte che non desidera l’aurora;


storia, 

ricorrente di un mancorrente, ricorso, in scala per l’infinito;


storia,

aggiornata con l’ossimoro dal risvolto palindromo, colto, 

in esclusiva perifrasi dall’ inclusiva parafrasi circolare della reclusione in prossimità del cassonetto per l'immondizia: tutto compreso;


storia,

dello specchio d’acqua in un secchio che, al gran ballo, nomina la bella del reame, col paradossale fine di procurare le risorse necessarie ad eliminare la barriera che lo cinge;


storia, 

di propaganda e proseliti, di senso e sensore, di stasi e stato, di studio e stadio, d’inclusione e reclusione, di drone e controllo, di canali e programmi, di evacuazione ed evasione; 


storia, 

di intelligenza artificiale intrapresa ad includere, 

tutto, 

tranne tutto il resto. 


Buona vita!



sabato 3 giugno 2023

Flash contemporaneo.

Capoccia Marco Architetto

A proposito di esposizione, biennale di Venezia, giovani, retorica, fratellanza e nulla:

se è vero che l’io è di tutti e che la verità compone nove dimensioni (passato,  presente e futuro) per un attimo di trasparenza parallela alla distorsione del limite prodotto dalla visione del credo temporale: 

sarà vero che la miglior architettura è l'atmosfera ma, come è possibile definire verità, una rivista conservata?


Ergo, muniti di nastro, binario e comprensione sarà necessario superare la didascalia per, non soltanto documentare, ma soprattutto, ricollocare nella dimensione contemporanea della verità, quell’attimo, che altrimenti credo di visione storica, conservando la sua maniera, deluderà il vissuto risveglio.


Sincopare la storia (o stralciare con dentro e fuori, chiari e scuri, eccetera), emancipa il percorso dal debito, liberando la verità dal limite (binario) imposto; 

gli stralci, dello scollegamento (sincopato), saranno riallacciati dalla memoria del visitatore che svincolato dalla tendenziosa morale storica del credo avrà la possibilità di far suo il vissuto.

Insomma, l'evento anche espositivo è l'occasione di vivere un colto attimo per comprendere la storia, qualora questa non sia, la mera conservazione iconica del vizio di servizio che assumendo proseliti conserva il mito (anche nel riuso) con il fine di continuare a dominare la virtù.


L'esposizione che, non comprende il suo vizio, è: nulla.


Buona vita!